Tratto da ne scelse dodici

San Timoteo




SAN TIMOTEO
Timoteo, nato nella colonia romana di Listra in Licaonia (Asia Minore) nel quarto decennio del I secolo da padre greco e da madre giudea, Eunice (convertita da Paolo stesso quando giunse a Listra nel suo primo viaggio, insieme a Barnaba, verso il 47-49), è già cristiano quando, verso il 50, Paolo ritorna a Listra e lo prende con sé come il suo più stretto collaboratore. Di lui si parla numerose volte negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di Paolo: e nella prima lettera indirizzata da Paolo stesso proprio a Timoteo, questi ci appare a capo della Chiesa di Efeso (1Tm 1, 2), dove probabilmente, secondo il Martirio di san Timoteo primo patriarca della metropoli di Efeso (opera che appare come di Policrate, vescovo di Efeso nella seconda metà del II secolo, ma è in realtà una composizione più tarda, anche se attendibile), morì martire sotto l’impero di Domiziano (81-96) o forse sotto quello di Nerva (97-98), e dove fu sepolto in un luogo detto Pione.
La cronaca consolare costantinopolitana (Consularia Constantinopolitana) registra, all’anno 356, la notizia della traslazione delle reliquie di Timoteo: «Sotto il consolato di Costanzo (l’ottavo) e di Giuliano Cesare fecero il loro ingresso a Costantinopoli le reliquie dell’apostolo Timoteo, il primo del mese di giugno». Infatti in quell’anno (non il 1° giugno, ma più probabilmente il 24, come riportano Teodoro il Lettore e altri), su ordine dell’imperatore Costanzo, il suo fiduciario Artemio prelevò da Efeso, dove erano sepolte, le spoglie mortali di Timoteo, per riporle sotto l’altare dell’Apostoleion, la chiesa degli Apostoli a Costantinopoli. A esse si aggiungeranno poco dopo i corpi di Andrea apostolo e Luca evangelista, traslati l’anno successivo.
La notizia della traslazione delle reliquie di Timoteo da Efeso a Costantinopoli non ha motivi per essere messa in dubbio, anche se sussistono perplessità sull’esattezza della data. A Costantinopoli le ritroviamo ancora nel 536, secondo quanto afferma Procopio di Cesarea: in quell’anno infatti Giustiniano ricostruisce l’Apostoleion, distrutto da un incendio che però non danneggia i corpi di Timoteo, Luca e Andrea, le cui bare di legno vengono viste sotto il pavimento della chiesa (Sugli edifici, I, 4, 21). Ancora lì sono testimoniati nel corso dei secoli successivi, e per ultimo da Nicolao Mesarita, che descrive minuziosamente l’Apostoleion tra il 1199 e il 1203: «Il sacro altare di Cristo, di puro argento fino e splendente, nasconde dentro di sé quale inestimabile tesoro i corpi degli apostoli Luca, Andrea e Timoteo, che per Lui affrontarono la morte». Il 12 aprile 1204 Costantinopoli viene occupata, messa a ferro e fuoco e saccheggiata dai soldati latini della IV Crociata: e, come riferisce Niceta Coniata, neanche i sepolcri vengono rispettati. Dopo il sacco, le reliquie di Timoteo scompaiono da Costantinopoli e le loro tracce si perdono. È credibile che esse abbiano seguito i crociati di ritorno in Occidente: una notizia ci riferisce che nel 1205, l’anno seguente al sacco, due denti di san Timoteo giungono al monastero di San Giovanni in Vineis di Soissons, nella Francia settentrionale. Il cranio di Timoteo invece appare, quasi quattro secoli più tardi, a Termoli, cittadina il cui porto per tutta l’epoca medievale fu strategico luogo di approdo e di transito verso l’Oriente. Lo nomina una relazione episcopale ad limina del 1592, nella chiesa cattedrale dedicata a Maria (dove tuttora si trova), custodito in un reliquiario di XIII-XIV secolo che ne fa sospettare la presenza a Termoli da una data ben più antica.
Nel 1945 avvenne, del tutto casualmente, la scoperta del resto delle reliquie di Timoteo. Vennero infatti intrapresi dei lavori nella Cattedrale per ricavare una cripta sotto l’altare, e si scoprirono le strutture murarie di una chiesa più antica, dell’XI secolo. Inglobata in esse si trovò una lastra di marmo grezzo, che copriva orizzontalmente un loculo di forma quadrangolare contenente una cassetta di legno. Sulla faccia inferiore della lastra un’iscrizione, intenzionalmente nascosta alla vista ed evidentemente composta per chi avrebbe scoperto il loculo, diceva: «Nel nome di Cristo, amen. Nell’anno del Signore 1239. Qui riposa il corpo del beato Timoteo, discepolo di Paolo apostolo, nascosto dal venerabile Stefano vescovo di Termoli insieme con il capitolo». L’evidenza archeologica indicava senza dubbio che quando il loculo era stato fatto, nel 1239, la chiesa precedente era già stata sostituita dalla nuova.
La cassetta di legno conteneva ossa umane: il 14 maggio 1945 l’analisi necroscopica attestò che i resti appartenevano allo scheletro quasi completo di un adulto di sesso maschile e di età avanzata. Del cranio era presente solo una parte di mandibola, una di quelle mancanti nella reliquia già nota: si trattava delle ossa dello stesso individuo.
Da nessuno fu messa in dubbio l’autenticità del reperto, anche se non era facile spiegare il perché del suo arrivo e della sua permanenza a Termoli, e soprattutto il motivo della perdita della memoria della sua presenza. Il cardinale di Milano Alfredo Ildefonso Schuster avanzò la richiesta di trasferire il corpo di Timoteo a Roma, nella Basilica di San Paolo, ma non fu accolta. Papa Pio XII riconobbe l’autenticità delle reliquie di Timoteo con una bolla in data 25 aprile 1947.
Dopo la ricognizione del 1945, le reliquie (in parte ricomposte) furono deposte in una cassetta di legno che venne collocata all’interno di una statua di vescovo in abiti liturgici, compresi mitra e pastorale, adagiata in una urna di vetro e legno. La lapide fu affissa nella cripta ricavata sotto l’altare, al muro dell’abside di destra, dove è ancora oggi visibile. Nel 1994 e poi nel 2000 si è proceduto a nuove ricognizioni. Le reliquie, in parte consolidate, sistemate in un apposito contenitore sigillato, sono ora nella cripta della Cattedrale, chiuse in un’urna di bronzo posta tra la lapide del 1239 e il luogo dove furono ritrovate.
Nel frattempo una serie di ricerche ha fatto innanzitutto comprendere, con lo studio della decorazione scultorea e delle fonti epigrafiche, che la Cattedrale venne riedificata proprio in conseguenza dell’arrivo delle reliquie di Timoteo, forse passate in Italia unitamente a quelle di Andrea, che continuarono il loro viaggio fino alla costa tirrenica. Altre indagini scientifiche sono tuttora in corso.


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